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Per amore di una donna di Guido Chiesa miglior film al Bif
Vincono anche cast Paura dell'alba e per regia Lorenzo Pullega
E' Per amore di una donna di Guido Chiesa il vincitore del premio per il miglior film del concorso "Per il Cinema Italiano" del Bif&st 2025 diretto da Oscar Iarussi. Migliore Interpretazione è andata al cast del film Paura dell'alba di Enrico Masi, mentre per la migliore regia vince Lorenzo Pullega per il film L'oro del Reno. A decretare i vincitori la giuria popolare, presieduta dalla regista Costanza Quatriglio e coordinata da Vincenzo Madaro (direttore del festival Vicoli Corti). "Per la capacità di raccontare con intensità e raffinatezza una storia che attraversa epoche e terre lontane, esplorando amore, identità e memoria. Per amore di una donna avvolge lo spettatore in un mistero profondo e universale, conducendolo in un viaggio emozionante alla ricerca della verità e delle proprie radici" è la motivazione per la vittoria di Per amore di una donna. Il film, scritto dallo stesso Chiesa e da Nicoletta Micheli e prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai per Colorado Film, Marta Donzelli e Gregorio Paonessa per Vivo film con Rai Cinema, con il sostegno del Mic - Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, uscirà in sala il 29 maggio distribuito da Fandango. La storia è ambientata negli anni '70. Esther, un'inquieta quarantenne americana, alla morte della madre riceve una lettera: deve trovare una donna vissuta negli anni '30 in Palestina - all'epoca sotto mandato britannico - che nasconde un segreto sulla sua vita. Arrivata in Israele, Esther è aiutata nella sua ricerca da Zayde, un professore dal passato ingombrante. Anni '30. Un villaggio di coloni, l'atmosfera di un mondo nuovo. Il contadino Moshe, rimasto vedovo con due bambini, chiama a dargli una mano una giovane donna, Yehudit, che sconvolge la sua vita e quella di altri due uomini, il sognatore Yaakov e il commerciante Globerman. Intrecciando i fili che legano passato e presente, Esther e Zayde scopriranno una sorprendente verità sulle proprie vite. Racconta Guido Chiesa: "Nel film c'è un mistero che coinvolge due donne, legate da un filo invisibile eppure indissolubile. Una, Yehudit, è vissuta negli anni '30 in un villaggio rurale dove il suo arrivo ha scatenato una bizzarra saga amorosa. L'altra, Esther, è un'americana senza alcun legame con la terra dove è nata, pessimi rapporti famigliari e una vita senza centro. La vicenda degli anni '30 è tratta dal romanzo "The Loves Of Judith" di Meir Shalev, uno dei massimi esponenti della letteratura israeliana del '900. L'indagine di Esther, liberamente ispirata dal libro, è invece frutto della nostra invenzione e rappresenta, per certi aspetti, il nostro punto di vista di italiani, lontani dalla cultura e dall'esperienza di quegli ebrei che all'inizio del '900 lasciarono l'Europa per sfuggire alle persecuzioni, con il progetto di costruire una nuova società, egualitaria e solidale. Eppure, nonostante la distanza che ci divide, in questa storia abbiamo rintracciato qualcosa in grado di interrogarci profondamente, perché, come tutte le grandi storie, tocca temi universali. Temi che ci hanno permesso di intraprendere un viaggio incontro alle diverse facce dell'amore. Mostrando quanto sia doloroso, e allo stesso tempo fondamentale, scoprire la verità della propria storia. E alla fine, Esther e Zayde, dopo aver ripercorso lo stesso cammino di amore, morte e rinascita dei loro antenati, comprendono l'importanza di entrare nella vita con empatia, con tutte le sue cadute e i suoi drammi. Non è un film politico, eppure il senso profondo che lo attraversa può assumere un valore altamente politico: anche durante i momenti bui della storia, donne e uomini si innamorano, formano famiglie, comunità, nascono bambini. E allora non c'è più distinzione tra passato e presente, o tra culture e popoli, e possiamo riconoscerci parte di uno stesso destino comune e universale, dove è l'amore che salva".
H.Gonzales--AT