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Francesca Comencini, ecco il cuore della comunità di Scampia
La regista alla Festa di Roma con La diaspora delle Vele
(di Francesca Pierleoni) Le vite, le difficoltà ma anche il senso di solidarietà, delle persone che abitavano alle Vele di Scampia: è un universo che Francesca Comencini aveva conosciuto, stringendo anche un reale legame con alcuni degli abitanti, per la serie Gomorra ("Uno dei miei lavori di cui sono più fiera" sottolinea) . Per questo la cineasta ha detto subito sì alla proposta del produttore Riccardo Tozzi di girare La diaspora delle Vele, il documentario sulla nuova fase per il quartiere napoletano, a torto identificato spesso solo come luogo di criminalità e degrado, e su chi dà vita alla sua comunità più profonda e identitaria. Un racconto, prodotto da Cattleya & Sky Studios in collaborazione con il Comune di Napoli e il Comitato Vele di Scampia che debutta alla Festa del Cinema di Roma e arriverà su Sky Documentaries nel 2026. "Il legame con quel territorio, con gli uomini e le donne che abitano lì per me è enorme e ho considerato un onore, avere la loro fiducia e poter dar voce agli abitanti di quei luoghi - spiega la regista -. Poter essere il loro tramite per me è stato molto importante. Ne esce fuori un racconto di estrema dignità ed umanità, di fierezza e di attaccamento per quella comunità temporaneamente persa". La trasformazione di Scampia in corso da anni, è proceduta ancora più velocemente dopo che il 22 luglio 2024 il cedimento di uno dei ballatoi nella Vela Celeste ha provocato la morte di tre persone e dodici feriti. Dopo la tragedia, il piano di rigenerazione delle Vele avviato dal Comune di Napoli ha avuto un'accelerazione e quasi 2000 persone ancora residenti nei palazzoni sono state evacuate per ricollocarsi in alloggi provvisori. Tutto in attesa di tornare in una nuova versione del quartiere, attualmente in costruzione. "Questo film secondo me è molto emotivo. ci sono dei racconti molto umani di vita quotidiana che però ci dicono delle cose universali, molto attuali, che ci riguardano tutti - aggiunge Comencini -. La prima è che senza una comunità non si può vivere, che il tentativo di isolamento, di atomizzare le persone, tenerle da sole, chiuse nelle case, davanti a un computer è qualcosa che va analizzato e contrastato. L'essere umano è fatto per aggregarsi, per vivere insieme agli altri e a Scampia c'è una comunità straordinaria alla quale andava data la parola". Il documentario mostra quello " che purtroppo non c'era stato modo finora di raccontare - spiega Omero Benfenati, presidente del Comitato Vele - il compito straordinario che siamo impegnati a portare a termine, l'abbattimento e la ricostruzione, riportare e far restare le persone a Scampia. Finora non s'erano raccontati "il bene, l'amore, la solidarietà di un popolo che per 30 anni si è messo in gioco. Là è passato di tutto e di più, governatori, istituzioni, sindaci, Papi. Venivamo messi al centro quella giornata e poi finiva tutto". Gomorra "ha raccontato un pezzo di Scampia che nessuno nega, però oggi stiamo mostrando la svolta di quella fiamma di dignità che ha resistito ed è rimasta accesa anche nei posti bui e la grande voglia di riscattarsi per arrivare a realizzare il sogno di avere una casa dignitosa". Scampia "è un po' un'avanguardia in Italia insieme con altri interventi che stiamo facendo a San Giovanni, a Teduccio, a Ponticelli, legati al fatto che il sindaco ha preso una decisione iniziale molto significativa, di investire tutto quello che potevamo del PNRR su questi temi" spiega Laura Lieto, Vicesindaco e Assessore all'Urbanistica Comune di Napoli. Ora "stiamo facendo ogni sforzo perché queste case non siano solo dignitose ma anche efficienti dal punto di vista energetico, all'altezza di tutti gli standard europei della transizione ecologica e che siano pure belle".
M.King--AT
