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Tozzi, dai tagli al cinema arriverà una crisi senza precedenti
'Bisogna mettersi al tavolo per fare un sistema che funzioni'
(di Francesca Pierleoni) Quanto sta accadendo "è qualcosa di qualitativamente e quantitativamente completamente diverso da tutte le piccole 'crisi' del cinema italiano, che abbiamo passato in questi anni. Questo intervento, non solo per il taglio, ma anche per altri elementi che ci sono attorno, creerà una crisi senza precedenti. Io prevedo mesi e mesi in cui non ci sarà un calo come fu nel 24 del 30%, ma un calo in realtà verticale". Lo dice all'ANSA il produttore, ex presidente dell'Anica, Riccardo Tozzi (Cattleya), commentando, a margine dell'incontro alla Festa del cinema di Roma per il documentario La diaspora delle Vele di Francesca Comencini, i tagli al cinema ai quali sta lavorando il governo. "Ci sarà un blocco generale dell'attività di cui non si valutano i riflessi - aggiunge -. Per esempio il cinema italiano rappresenta il 30% del mercato cinematografico. Senza quei film, che non si produrranno, chiuderanno le sale". La fiction italiana "tiene in piedi Rai 1, che tiene in piedi la Rai. Il fatto che per un periodo non si sa quanto lungo non se ne produrrà e poi ci sarà un altro tempo di assestamento, chissà quanto lungo, creerà un vuoto che inciderà su grandi strutture industriali". Il problema "è molto grosso. Non si può negare, che all'origine (di questi tagli, ndr) ci siano stati anche comportamenti sbagliati, perdita di controllo, è comprensibile che il Ministero delle Finanze si sia posto il problema degli sforamenti dello stanziamento". La soluzione "è mettersi al tavolo, analizzare tutto e capire come si può mettere in piedi un sistema che funzioni, che sia virtuoso, magari con aliquote diverse e che non sbandi, ma mantenendo in piedi questa grossa industria che si è creata negli ultimi 15 anni". Bisogna uscire "dall'immagine dal pittoresco cinemetto romano dei comunisti, oggi esiste un settore industriale molto importante per il Paese, di cui spesso la cronachetta sottolinea degli aspetti deteriori, detestabili quanto si vuole, ma che sono marginali". Non si rappresenta mai invece "la parte forte, industriale e nazionale di questo settore". In questo momento con il governo "credo che ci sia una grande distanza di conoscenza, quindi parliamo con presupposti diversi. Ci vorrà tempo per avvicinarsi, però questo è il lavoro che le associazioni e tutti quanti devono fare. Bisogna spiegare, far capire alla politica, all'amministrazione la portata di quest'industria, il suo senso e come si possa formulare un sistema di sostegno basato sul tax credit, che è lo strumento industriale che stanno usando tutti e anche copiandocelo, compresa l'America, che sia prevedibile, compatibile e quindi gestibile all'interno del bilancio dello Stato".
N.Mitchell--AT