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Eugenio Finardi a Musicultura, 'la mia musica sempre ribelle'
Mi preoccupano fanatismi ideologici e chi crede all'imbecillità
Il cantautore Eugenio Finardi torna a Musicultura, il festival della canzone popolare e d'autore a cui, dal 2000 in poi, ha partecipato più volte e che lo vedrà sul palco dello Sferisterio di Macerata il 21 giugno nella serata conclusiva della manifestazione. "Le Marche - racconta all'ANSA - sono la mia regione d'elezione, di cui amo soprattutto i borghi: da Urbino a Fabriano, da Osimo a Recanati, e dove Musicultura mi ha portato fortuna". "Proprio in una delle sue prime edizioni ho infatti incontrato il cantante Francesco Di Giacomo - ricorda il cantautore - con quale ho cominciato a suonare il Fado assieme a Marco Poeta in una lunga tournée che oltre alla sperimentazione musicale mi ha insegnato che si può vivere anche di canzoni altrui". A 72 anni, vi ritorna dopo mezzo secolo dalla pubblicazione del suo primo disco "Non gettate alcun oggetto dal finestrino" e ad un mese dall'uscita del suo 20/o album musicale "Tutto" ."Undici brani - dice - in cui è riassunta tutta la ricerca umana, musicale e poetica della mia vita: dalla fisica quantistica al significato dell'universo, e di cui sul palco canterò "La battaglia" e "Il vento della luna". Il primo brano è dedicato alla paternità e al suo aspetto conflittuale tra il voler riprodurre le proprie idee in un figlio o lasciarlo libero di volare: "cosa che ho fatto - scherza - col risultato che mio figlio non mi chiama mai. Inaspettatamente - continua Finardi - il disco ha avuto grande successo tra i giovanissimi e qualche padre è arrivato da me addirittura in lacrime ringraziandomi di aver trovato le parole per descrivere il suo stato d'animo ". Il secondo parla del futuro tra venti di guerra e di speranza. Ma a caratterizzare la sua ultima pubblicazione che sta portando in giro per l'Italia nella sua tournée 'Tutto '75-'25', è soprattutto la disciplina con cui è stata realizzata, con orari di lavoro da ufficio (dalle 11 alle 19) alla maniera dei Beatles. "Passata l'urgenza dei 30 anni in cui si componeva in base all'ispirazione, questo è invece un lavoro collettivo con Giovanni Maggiore (Giuvazza), basato sull'esperienza e la sperimentazione dei suoni aperta a qualunque genere, ma sempre con un unico obiettivo, quello di connettersi con l'assoluto, perché la musica è come una geometria che si può ascoltare e che per qualche singolare motivo genera emozioni". E la sua, ammette, "è sempre musica ribelle, anche se non necessariamente urlata. Ribelle contro il fanatismo ideologico e l'imbecillità della gente nell'ostinarsi a credere in cose false. Ribelle in un momento storico in cui gli uomini hanno il potere degli dei e gli istinti dei paleolitici. Ribelle contro l'omologazione dei cervelli e la sistematica distruzione del pianeta, perché la nostra mente non riesce a capire che potremmo raggiungere un limite da cui è impossibile tornare indietro". Se è ormai acclarato insomma - scherza, riferendosi alla sua celebre canzone "Extraterrestre" - che gli uomini di altri pianeti, qualora esistessero, hanno deciso di non venire a portarci via, bisognerebbe almeno cercare di salvare quel che abbiamo".
O.Ortiz--AT
