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Benicio Del Toro, 'per Wes Anderson ho dato tutto'
Dopo ovazione a Cannes, 'La trama fenicia' in sala con Universal
(di Lucia Magi) Dice Wes Anderson che l'idea per 'La trama fenicia', suo dodicesimo lungometraggio presentato dieci giorni fa a Cannes e da ieri al cinema, gli è venuta proprio sulla Croisette, nel 2021. "Presentavo 'The French Dispatch' - ricorda il regista in conferenza stampa - Mi sono ritrovato a osservare Benicio (Del Toro, nel cast): era in piedi, fermo nel suo smoking. Ha dato corpo a un'immagine su cui rimuginavo da tempo: un magnate europeo, del tipo che potrebbe apparire in un film di Antonioni. Nella mia visione, soffriva per un qualche dolore fisico; un uomo che non si riesce a uccidere e che porta un orologio molto costoso". Senza saperlo, l'attore di 'I soliti sospetti', 'Paura e delirio a Las Vegas' o 'Traffic', era stato ingaggiato ancor prima che esistesse una sceneggiatura, stesa poi da Anderson e dal suo collaboratore di lunga data Roman Coppola. 'La trama fenicia' segna il ritorno alle famiglie bizzarre e disfunzionali tipiche del regista e racconta la storia di un miliardario in stile Onassis, Anatole "Zsa-zsa" Korda, che è appena sopravvissuto al sesto incidente aereo e cerca di riavvicinarsi alla figlia, diventata suora. "Abbiamo parlato a lungo della storia, del personaggio. Ma molto viene dalla scrittura di Wes, così stratificata, piena di contraddizioni che la rendono 'appetitosa' per un attore che vuole portarla in vita. Certe volte devi inventarti la storia del personaggio che interpreti per dargli credibilità. Con Wes è tutto nella pagina, è tutto lì", riflette l'attore 58enne di origini portoricane. "Non vuol dire che non ci sia margine per collaborare. Quando Zsa-zsa Korda incontra per la prima volta sua figlia, interpretata da Mia Wasikowska, nella stanza c'è anche il tutore, interpretato da Michael Cera. Ricordo di aver detto a Wes che come personaggio mi sentivo a disagio a rivelare informazioni sui miei affari e conti bancari davanti a uno sconosciuto. Lui mi ha risposto che avremmo usato il poligrafo. In men che non si dica, ha inventato il poligrafo portatile, che ha battezzato 'rivelatore di bugie'". Il film si regge tutto sulle spalle, sul volto e il cuore di Del Toro. La sequenza dei titoli di testa, con una ripresa dall'alto, lo rende subito evidente. "Sono pronto, sdraiato nella vasca da bagno. Wes si avvicina dicendomi che avremmo girato in slow motion. 'Però voi dovete muovervi molto velocemente', ha aggiunto. Ho chiesto: 'Ma se facciamo tutto rapidamente, non si annulla l'effetto dello slow motion?' Lui ha insistito dicendo che sarebbe stato diverso. Mi sono fidato, ho cominciato a leggere, a mangiare, ho preso la medicina. E attorno a me si muovevano sei o sette infermiere, rapide e in modo coordinato, come in una coreografia. Ci sono voluti circa trenta ciak per portare a casa quella sequenza. Una faticaccia; sono diventato una prugna in quell'acqua, ma il risultato è unico e diverso". I suoi compagni di cast, tra cui Scarlett Johansson, approvano rumorosamente. Bryan Cranston (Breaking bad) considera: "Io e Tom (Hanks) stavamo in pena per lui perché aveva questi suoi dialoghi infiniti. Ci chiedevamo di continuo cosa avremmo potuto fare per aiutarlo. Anderson è molto pignolo, non puoi improvvisare..." "È per questo che la sera non potevo andare a cena con loro - ride Del Toro - ma dovevo starmene in stanza a parlare con me stesso. Eppure stai facendo un film di Anderson e per lui vuoi dare tutto e di più". Alla sua terza collaborazione con il regista texano, Johansson puntualizza: "Wes è molto preciso. Può sembrare che tutto nelle sue opere sia calcolato: la fisicità degli attori, i movimenti della camera, la cura per i dettagli e il montaggio danno l'impressione di una precisione estrema. Ma il dietro le quinte non è affatto così. C'è molto spazio per il gioco, la vitalità, perché mentre reciti vedi che lui è il primo a divertirsi come un matto".
A.Moore--AT
