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Scoperta una stella che ha sfidato per due volte un buco nero
L'impresa testimoniata da brillamenti ripetuti nel tempo
Scoperto il primo caso di una stella che è sopravvissuta all'incontro ravvicinato con un buco nero supermassiccio ed è poi tornata a sfidarlo una seconda volta: la sua impresa è testimoniata da due brillamenti osservati nello stesso punto dello spazio profondo a distanza di quasi due anni, come riportato su The Astrophysical Journal Letters da un gruppo internazionale di astronomi guidato dall'Università di Tel Aviv. Nel cuore di ogni grande galassia si nasconde un buco nero supermassiccio che ha una massa pari a milioni o miliardi di volte quella del Sole. Mediamente, una volta ogni 10.000-100.000 anni, una stella vi si avvicina troppo finendo per essere fatta a pezzi: una parte viene inghiottita dal buco nero, mentre la parte che resta viene scagliata verso l'esterno. Quando la materia cade su un buco nero, lo fa girando in senso circolare, come l'acqua che scende nello scarico della vasca da bagno. Attorno ai buchi neri, però, la materia in rotazione si avvicina alla velocità della luce, si riscalda e irradia intensamente, 'illuminando' il buco nero per alcune settimane o mesi. Nel 2022 gli astronomi hanno osservato un simile evento, denominato AT 2022dbl, e a distanza di 700 giorni ne hanno visto un altro quasi identico proveniente dalla stessa posizione. Questa ripetizione lascia supporre che almeno il primo brillamento sia stato il risultato della parziale distruzione della stella, con gran parte di essa sopravvissuta e ritornata per un ulteriore passaggio (quasi identico). Questi brillamenti indicherebbero dunque degli 'spuntini' del buco nero, più che veri e propri 'pasti'. "La domanda ora è se vedremo un terzo brillamento fra altri due anni, all'inizio del 2026", afferma Iair Arcavi, direttore dell'Osservatorio Wise di Mitzpe Ramon in Israele. "Se osserveremo un terzo brillamento - continua Arcavi - significherà che anche il secondo ha causato la parziale distruzione della stella. Quindi forse tutti questi brillamenti, che da un decennio cerchiamo di interpretare come distruzioni stellari complete, potrebbero non essere ciò che pensavamo".
N.Mitchell--AT