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Un'eclissi solare dietro la fine delle grandi piramidi egizie
L'ipotesi dell'archeoastronomo Magli del Politecnico di Milano
Potrebbe essere stata un'inaspettata eclissi totale di Sole, nel 2471 a.C., a rivoluzionare le pratiche funerarie dell'Antico Regno segnando la fine dell'era delle grandi piramidi egizie: lo ipotizza l'archeoastronomo Giulio Magli del Politecnico di Milano, in uno studio condiviso sulla piattaforma arXiv. La quarta dinastia (circa 2600-2450 a.C.) rappresenta l'apice dell'architettura egizia, con la costruzione delle piramidi di Dahshur e Giza, inclusa la Grande Piramide di Cheope. Tuttavia, durante il breve regno del faraone Shepseskaf, si assiste a una svolta radicale: la sua tomba non era una piramide, ma una massiccia struttura rettangolare con estremità rialzate, ispirata ai santuari arcaici di Buto, un sito sacro del delta del Nilo. Inoltre, questa tomba non era visibile da Heliopolis, centro del culto del Sole. Il motivo di questo radicale allontanamento dalla tradizione, secondo Magli, sarebbe da ricercare nel cielo. I dati e i calcoli disponibili sulle eclissi storiche mostrano che il primo aprile 2471 a.C. si è verificato un evento significativo e inaspettato sul delta del Nilo: un'eclissi solare totale, con il percorso della totalità quasi centrato sulla città sacra di Buto. Anche l'area di Giza e la capitale, Memphis, erano molto vicine alla zona di totalità dell'eclissi solare. L'oscuramento del disco solare potrebbe essere stato interpretato "come un presagio divino", spiega Magli. "Questo avrebbe spinto Shepseskaf a rompere con la tradizione", innescando "una crisi che portò alla fine del predominio del culto solare nelle scelte architettoniche regali".
A.Williams--AT