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Emicrania, con fremanezumab meno attacchi e più qualità di vita
Dati italiani studio Pearl, 3 pazienti su 4 dimezzano disabilità
Nei pazienti con emicrania cronica o episodica ad alta frequenza, il trattamento con anticorpo monoclonale anti-Cgrp riduce drasticamente gli episodi di cefalea e migliora la qualità di vita, la capacità di lavorare, socializzare e svolgere le attività quotidiane. La conferma arriva dai dati italiani dello studio europeo Pearl sul farmaco fremanezumab presentati durante lo European Headache Congress in corso a Lisbona fino al prossimo 6 dicembre. Gli anticorpi anti-Cgrp agiscono contro un neurotrasmettitore (il peptide correlato al gene della calcitonina), o il suo recettore, che svolge un ruolo chiave nell'insorgenza del dolore emicranico. Sono disponibili da poco più di 5 anni in Italia e hanno già cambiato la vita di molti pazienti. La nuova analisi dei dati dello studio Pearl ha valutato l'impatto del trattamento con fremanezumab sulla qualità di vita in 354 pazienti. Dopo 1 anno di cura, il 75% dei pazienti ha ottenuto una riduzione di almeno il 50% del grado di disabilità associato alla patologia (misurata con un'apposita scala definita MIDAS). Questo beneficio si è mantenuto a 24 mesi nel 66,7% dei pazienti. Ciò si è tradotto in una maggiore capacità di lavorare, socializzare e svolgere le attività quotidiane. Il trattamento ha inoltre ridotto drasticamente gli episodi di emicrania. Dopo 12 mesi di trattamento, tra i pazienti con emicrania cronica (che avevano cioè più di 15 giorni di mal di testa al mese), più della metà ha visto ridursi i giorni di emicrania a meno di 7. La percentuale è salita al 66,7% dopo due anni. "Questi risultati sottolineano i benefici significativi che fremanezumab può apportare alla vita di pazienti che soffrono di emicranie altamente invalidanti", spiega la coordinatrice dello studio PEARL in Italia, Cristina Tassorelli, professoressa di Neurologia all'Università di Pavia. L'emicrania "influenza vari aspetti della vita, inclusa la capacità di lavorare, socializzare e svolgere le attività quotidiane", aggiunge. "Nella pratica clinica vediamo spesso pazienti che faticano a mantenere la loro quotidianità mentre cercano di controllare l'emicrania, e non è affatto semplice". Nel complesso lo studio Pearl ha valutato l'efficacia preventiva di fremanezumab in 1.140 pazienti con emicrania episodica e cronica a livello europeo. "Questa sub-analisi dimostra che fremanezumab non solo riduce il numero dei giorni di emicrania, ma migliora soprattutto la qualità di vita dei pazienti. Fremanezumab consente alle persone di vivere riducendo drasticamente il timore di attacchi debilitanti e garantendo una prevenzione sostenuta nel tempo per una percentuale elevata di pazienti che soffrono di emicrania cronica ed episodica ad alta frequenza", conclude Mario Cepparulo, direttore medico di Teva Italia.
R.Garcia--AT